Risposte internazionali all'Olocausto

Per risposte internazionali all'Olocausto si intendono le critiche mosse negli anni successivi all'Olocausto verso i più importanti governi nazionali, organismi internazionali e leader mondiali per non aver intrapreso azioni efficaci e appropriate per salvare le milioni di vittime tra ebrei europei, rom e le altre vittime dell'Olocausto.

I più critici affermano che tale intervento, in particolare da parte dei governi alleati, avrebbe potuto salvare un numero considerevole di persone e avrebbe potuto essere realizzato senza impiegare risorse significative destinate allo sforzo bellico.[1][2][3] Altri ricercatori hanno contestato queste critiche, sostenendo che il pensiero per cui gli Alleati non hanno intrapreso alcuna azione sia un mito, che gli Alleati abbiano accettato tanti immigrati ebrei tedeschi quanti ne avevano consentito i nazisti, e che l'azione militare teorica degli Alleati, come il bombardamento del campo di concentramento di Auschwitz, avrebbe salvato la vita a pochissime persone.[4] Altri invece affermano che le limitate informazioni a disposizione degli Alleati, che fino all'ottobre 1944 non conoscevano né l'ubicazione di molti campi di sterminio nazisti né destinazione d'uso dei vari edifici presenti all'interno dei campi identificati, abbiano reso impossibile un bombardamento di precisione.[5]


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